domenica 10 aprile 2016

Storia di famiglia: Tullio TURCONI, mio padre


Storia di famiglia: Tullio TURCONI



Mio padre, Tullio Loreto Giuseppe TURCONI, è nato il 2 febbraio 1913, ultimogenito dei tre figli di Clivio Angelo Turconi, comasco di Laino-Intelvi, e di Angelina Magnani, friulana, cittadini italiani residenti a Bucarest. Il padre Clivio, proprietario dell'impresa „Etna”, svolgeva con successo l’attività di costruttore e imprenditore.
Tullio riceve il battesimo nel Duomo di Milano e ritorna con i genitori a Bucarest. A l'età di cinque anni, mentre il padre lottava in guerra per l'Italia, perde in un solo giorno la giovane madre e la nonna.
Palazzi costruiti da Tullio e Emilio Turconi
Segue la scuola presso la Cattedrale San Giuseppe di Bucarest e il ginnasio Spiru Haret, poi ritorna in Italia per frequentare il prestigioso Politecnico di Milano. Per tutto il periodo degli studi universitari è residente a Milano, via Catalani nr. 41. Il 13 febbraio 1939 ottiene la laurea di dottore in architettura del Politecnico di Milano. Dal 1940 lavora a Bucarest accanto al padre (impresa di costruzioni ”Etna”) e al fratello Emilio (impresa „Fratelli Turconi”).
Dal 1939 in poi le leggi di „protezionismo economico” non permettono più a cittadini stranieri di avere sotto proprio nome delle imprese/dite/società. La famiglia Turconi rischia di perdere l’impresa di costruzioni e i numerosi beni tenenti ad essa. Cosi, il giovane Tullio prenderà la cittadinanza romena, seguito dai fratelli maggiori Ansile ed Emilio. Nel 1942 i tre fratelli sono arruolati nell'esercito romeno e partono per il fronte orientale. Tullio, in prima linea del fronte, costruirà trincee, ponti e rifugi ed è commissario per la traversata del Nistro. Colpito da una granata, sarà ritrovato dai compagni dopo giorni di ricerche, quasi privo di vita; resterà affetto da una infermità respiratoria permanente (invalido di guerra di I grado). Riceverà un'importante onorificenza militare, il titolo di Cavagliere dell'Ordine della Corona di Romania con spade. Anche Emilio Turconi fu sul punto di perdere la vita nella sacca di Stalingrado e per i suoi fatti d'arme le saranno concesse l'onorificenza l'Ordine della Corona di Romania e la Croce di Ferro tedesca.

Il 1944 è un'anno nero per la famiglia Turconi: il 4 aprile Ansile cade vittima del bombardamento su Bucarest e dintorni, lasciando orfana la picolissima figlia. Qualche mese dopo, la famiglia viene evacuata dall'esercito russo dal palazzo di proprietà propria di via Vânători,1.
Nel 1946 Tullio Turconi acquista un terreno e costruisce nel centro di Bucarest (via Tigrului, 8) una villa a due piani in stile fiorentino, con piscina, studio per progettazione, ufficio montaggio e quatro garage annessi.
Nel 1950 l’immobile viene nazionalizzato abusivamente poichè i liberi professionisti (tra i quali gli architetti) erano esclusi per legge dal sequestro dei beni. La villa della famiglia Turconi diventa sede del comune di Bucarest („raion Lenin”), poi abbitazione personale del primo procurore della Repubblica Popolare e di altri potentati del regime comunista. Finora non sono riuscita ad ottenere nessun risarcimento in merito.

La notte del 24 novembre 1953, l’architetto Tullio Turconi è arrestato con l’accusa di „detenzione e traffico d’oro”; seguendo la Decisione 5016/1954 della Direzzione Generale della Milizia è condannato a 60 mesi di prigione (condanna amministrativa abusiva). Fu arrestato anche il fratello maggiore, Emilio Turconi, con condanna politica.
Solo una parte delle monete d'oro fu deposta alla Banca Nazionale della Repubblica Popolare di Romania (BNRPR) con Processo Verbale; la parte più consistente sparisce nel nulla.


Nel 2009 il reato di „detenzione e di traffico d’oro” è stato dichiarato „condanna politica” e viene risarcito dallo stato romeno (Legge 221/2009), ma per ora non è stata ancora fatta giustizia alla famiglia Turconi i cui beni mobili e immobili furono sequestrati dallo stato. 

Mio padre fu rinchiuso negli spazi della Direzione Economica della Milizia/DGM – Servizio Oro (palazzo Dragomir di Calea Victoriei) dove è inquisito, umiliato e torturato. La cella con pavimento in cemento non è riscaldata, le finestre non hanno vetri; a dicembre le temperature scendono sotto i venti gradi e lui dorme direttamente sul cemento a proposito bagnato dagli agguzini; solo quando si ammala gravemente gli viene concesso un materasso pieno di paglia, infestato di pidocchi. La giovane consorte, Magdalena, è convocata dalla stessa Direzione Oro ed obbligata a firmare per aver ricevuto indietro i gioielli sequestrati, chiusi in una cassetta forte, senza avere il permesso di verificarne il contenuto: a casa troverà dentro pochi gioielli, la magior parte fu ritenuta dalle autorità senza nessun processo verbale.
Dopo due mesi di interrogatori, Tullio Turconi sarà trasferito nel Penitenziario Văcărești. Qui, comandante è il colonnello Constantinovici, ex-capo del lager comunista di sterminio Canalul Dunăre-Marea Neagră, dove furono uccisi centinaia di migliaia di rappresentanti dell’élite romena – preti e fedeli cattolici e greco-cattolici, famiglie nobiliari, membri dei partiti storici, rappresentanti dell'esercito monarchico, intelettuali e paesani che rifiutavano la collettivizzazione. In detenzione Tullio Turconi si ammala e le sono negate le cure mediche.
Il 14 aprile 1954, affetto da insufficienza respiratoria a causa dell'enfisema pulmonare, Tullio Turconi viene rilasciato – il Partito decide un’amnistia per rendere possibile l’ingresso del Paese all’ONU. Si riprende a malapena e trova con difficoltà lavoro per mantenere la moglie ed il vecchio padre. La famiglia Turconi è obbligata di coabitare nello stesso appartamento con l’inquisitore di Tullio e Emilio Turconi, il capitano Constantin Antohi (nome cospirativo “Mircea” - Direzione Generale della Milizia) che lo sorveglia in permanenza ed approfitta dei pochi beni rimasti alla famiglia in rovina. Antohi resterà dai Turconi per ben cinque anni.
Nel 1960 Tullio Turconi decide di lasciare la Romania insieme alla famiglia, aiutato dall’amico Marino Colombo, ingegnere di Trezzo d’Adda. Viene però denunciato e deve rinunciare al progetto; ulteriormente M. Colombo muore d'infarto.
Eccellente specialista in architettura urbanistica (insieme al padre ed al fratello costruisce molti palazzi a Bucarest) e industriale – forni, camini e termoisolazioni – Tullio Turconi sarà estremamente utile all'industria della Repubblica e dovrà lavorare duramente. Diventerà uno stacanovista (ne riceverà anche un diploma) nello sforzo di mantenere la propria famiglia. Si darà sempre da fare per aiutare amici e connazionali in difficoltà.
Nel 1990 il Consolato italiano di Bucarest rida a Tullio Loreto Giuseppe Turconi, ormai pensionato, la cittadinanza italiana.


Il 18 agosto 2005, dopo una lunga sofferenza causata dall'insufficienza cardiaca e polmonare e dalle infezioni ospedaliere, mio amato padre Tullio Loreto Giuseppe Turconi rende l'anima a Dio. È sepolto nel cimettiero Belu cattolico accanto ai suoi cari. 






Decretul nr. 492/1970 privind conferirea de ordine şi medalii unor muncitori, maiştri, tehnicieni, ingineri, economişti şi funcţionari care au adus o contribuţie deosebită la realizarea investiţiilor de pe platforma industrială Piteşti şi la dezvoltarea sectorului petrochimic din ţara noastrăArt. 7.
Se conferă Medalia Muncii tovarăşilor:.................................Tullio I. Turconi - arhitect, inginer şef adjunct la Întreprinderea şantier de lucrări speciale în construcţii Bucureşti.


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